Senza categoriaWelfare e Terzo settore: cinque punti da cui partire

Secondo le statistiche rappresentate dai numeri dei Paesi dell’Unione Europea, l’Italia si trova al penultimo posto per lavoratori nel terzo settore e nel welfare. Per raggiungere la media europea, servirebbero due milioni di lavoratori in più. In particolare l’Italia, secondo un articolo del Corriere della Sera a firma Enzo Manes, dovrebbe adattare al più presto cinque misure.

1) L’Italia è un Paese che invecchia e fa pochi figli. Nel giro di dieci anni, un quinto della popolazione avrà bisogno di cure e assistenze e richiederà quindi più servizi di welfare. E senza eredi, un quinto della ricchezza del Paese sarà a rischio dispersione. Questo è dovuto alle attuali norme sulla successione, che andrebbero rese più progressive e introducendo un meccanismo per favorire le donazioni.

2) Attuando la lotteria filantropica (il cui decreto, dal 2018, è rimasto inattuato) si porterebbero più risorse private al terzo settore. Senza costi per lo stato, lo scopo è di incentivare la filantropia con una raccolta annuale, attraverso la vendita di centinaia di migliaia di biglietti, destinabili a progetti sociali delle organizzazioni del Terzo Settore. Anche questo esiste già ovunque.

3) Sul fronte pubblico occorre una razionalizzazione nell’uso delle risorse nazionali ed europee con la creazione di un fondo unico per sostenere lo sviluppo del no profit. Questo è attualmente ostacolato da norme che poco favoriscono la sua attuazione da parte di organizzazioni di piccole dimensione. Il prossimo passo potrebbe essere la creazione di questo fondo grazie al prossimo ciclo di fondi strutturali europei e le risorse di Next Generation Eu.

4) Accesso al credito. Differenziare il finanziamento fra una piccola azienda e quello a un’organizzazione no profit. Per finanziarsi, il Terzo settore in Italia ricorre a risorse proprie e credito ordinazioni, con un’offerta di servizi da parte dell’industria bancaria che non copre questo settore. Così il potenziale del no profit non riesce ad esprimersi. Quindi serve favorire l’accesso al credito per questo mondo, magari con un’istituzione dedicata o una collaborazione fra pubblico e privato.

5) Il reddito di cittadinanza potrebbe coinvolgere organizzazioni dell’economia sociale, con il trasferimento di risorse a fronte dell’impegno di prendersi in carico beneficiari, formandoli e inserendoli al lavoro in una delle tante mansioni che un welfare efficace richiede

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